Criminologia dell’Arte: Falsi d’Autore e Misteri Tra Pennelli e Inganni

L’arte, nella sua espressione più pura, è uno specchio del tempo e della cultura, ma cosa succede quando questo specchio viene distorto o quando viene infranto in mille pezzi? Non si tratta di un errore creativo, ma di veri e propri inganni: stiamo parlando dei cosiddetti falsi d’autore. Ed è proprio in questa campo, l’Italia rappresenta un vero e proprio paradiso, o inferno, a seconda di come lo si voglia vedere, per falsari e per protettori dell’arte. Con il suo patrimonio immenso e inestimabile, l’Italia è anche una delle nazioni più bersagliate dai falsari, con alcuni casi celebri che hanno fatto scalpore nel mondo dell’arte e nella cronaca.

Tra i falsi più noti e iconici del panorama artistico italiano spicca il caso dei falsi Modigliani di Livorno, che si intreccia tra mistero e ironia. Siamo negli anni ’80 quando, a seguito di una leggenda che voleva che Amedeo Modigliani avesse gettato alcune sue sculture nel canale di Livorno, viene organizzata dalla Sovraintendenza una ricerca per recuperarle. E, incredibile ma vero, vengono rinvenute, dragando il fiume, delle teste scolpite! Quello che sembrava un colpo di fortuna si rivelò ben presto, una delle più grandi beffe della storia dell’arte. Gli studiosi si affrettarono a dichiarare le sculture autentiche, ma, poco dopo, tre studenti livornesi confessarono che erano stati loro a scolpire quelle teste con un trapano elettrico nel garage di uno di loro. Il tutto era nato come una burla per ridicolizzare gli esperti d’arte, ed ebbe un effetto clamoroso in tutto il mondo: non solo il falso fu creduto autentico, ma persino celebrato ed esposto come una scoperta!
I falsari non sono solo truffatori, ma spesso artisti di grande talento, capaci di riprodurre opere con tale maestria da ingannare anche gli occhi dei più esperti. Uno dei più famosi è Han van Meegeren, che negli anni ’30 e ’40 si specializzò nella falsificazione delle opere di Vermeer. Riuscì ad ingannare i collezionisti e persino i critici più illustri, vendendo le sue copie come originali per somme favolose anche a musei di prestigio. La sua truffa più nota fu la vendita di un Vermeer fasullo ai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, un’operazione che gli fece guadagnare una fortuna, fino alla scoperta dello scandalo. Quando fu accusato di aver trafugato opere per il terzo Reich, dovette dimostrare in aula di tribunale, con tela, pennelli e colori, che era lui l’autore di quell’inganno, proprio per scagionarsi dall’accusa grave di furto di opere autentiche.

Un altro falsario leggendario è Elmyr de Hory, un vero e proprio camaleonte dell’arte che riusciva a imitare alla perfezione artisti come Picasso e Matisse. Elmyr diventò una celebrità e fu protagonista di vari film e documentari, grazie alla sua abilità nel burlarsi del sistema dell’arte e nel creare un’aura di mistero attorno alla sua vita.
A differenza dei comuni ladri o assassini, il falsario è ritenuto dalla società come una figura quasi leggendaria, mistica; un talento incompreso che sfida le leggi dello Stato e delle Istituzioni artistiche.

In una nazione come l’Italia, con il suo straordinario patrimonio artistico ed archeologico, la figura del criminologo dell’arte diventa sempre più cruciale. Questi esperti non solo devono avere una conoscenza approfondita della storia dell’arte e delle tecniche artistiche, ma anche competenze investigative per riconoscere, tracciare e, in alcuni casi, aiutare le Forze dell’ordine nel recuperare opere rubate o falsificate. In una regione come la Campania, dove il patrimonio archeologico è vastissimo, con siti come Pompei e Ercolano che attirano studiosi e appassionati da tutto il mondo, il traffico illecito di reperti è un problema che ha un peso serio. Il criminologo dell’arte gioca un ruolo fondamentale nella protezione di questi tesori, utilizzando tecniche avanzate che vanno dall’analisi chimica dei pigmenti alla comparazione stilistica, fino a investigazioni più classiche, o analisi di intelligence attraverso modelli psico-sociali di profiling artistico.

Non tutti sanno che il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita una delle collezioni più vaste di reperti sequestrati alle mafie. Le autorità italiane, grazie alla collaborazione con archeologi e Forze dell’Ordine, sono riuscite a recuperare centinaia di pezzi trafugati dalle tombe e dai siti archeologici della Campania. Questi reperti, destinati al mercato nero internazionale, rappresentano una testimonianza del valore dell’arte non solo come espressione culturale, ma anche come merce di scambio per il crimine organizzato.
L’Italia non è solo la culla dell’arte, ma anche un Paese che deve affrontare sfide importanti per proteggere il suo immenso patrimonio. Ogni anno, migliaia di opere vengono rubate, contraffatte o trafugate illegalmente dai confini nazionali. In questo scenario, il criminologo dell’arte – assieme al lavoro delle Forze dell’Ordine – è una figura essenziale per preservare la memoria culturale del Paese e garantire che queste opere continuino a essere godute dalle generazioni future, nonostante gli inganni e le truffe.
Con l’ironia di casi come quello dei falsi Modigliani e la genialità ambigua di falsari come Han van Meegeren, il mondo dell’arte non smetterà mai di stupirci. E dietro ogni opera, vera o falsa che sia, c’è una storia che aspetta solo di essere raccontata.

 

Dr. Luigi Di Vaia

Direttore Didattico e Docente del Corso di Alta Formazione in “Criminologia dell’Arte” presso FORMED.

Perito Grafologo.

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