I Più Fedeli Amici dell’Uomo, Anche nei Casi Più Disperati!

Quella che vedete alla è l’immagine del mio profilo Whatsapp, app ormai universalmente utilizzata per scambiare messaggi online. La foto in questione colpì subito la mia attenzione per il curioso soggetto raffigurato, suscitando in me una sorta di ironica ilarità: un cane vestito come se dovesse andare in guerra, con una sigaretta fra i denti e uno sguardo così vivo da sembrare un essere umano. Come arrivai a possederla non lo so, ma posso provare a ripercorrere le tappe di questo inaspettato ma piacevole percorso.

Lessi una serie di articoli di Indro Montanelli, intitolato: “I Cento Giorni della Finlandia”, scritti nell’ottobre del 1939 quando il grande giornalista si recò nel paese scandinavo come inviato del Corriere della Sera. Era stato incaricato di seguire la crisi che nell’arco di pochi giorni avrebbe condotto a una guerra impari fra lo Stato baltico e la Russia sovietica. Dai suoi resoconti su quella che sarà definita la «Guerra d’Inverno», emerge un’aperta simpatia per la Finlandia che, nonostante la sconfitta finale, sancita dal Trattato di Mosca del marzo 1940, affrontò il gigante sovietico con estremo coraggio e il sostegno di tutta la popolazione. In queste quattro brevi cronache, tra bombardamenti e interrogatori, descrizioni del giovane e disciplinato esercito finlandese, testimonianze della tristezza dei civili scoraggiati dall’arrivo imminente dei sovietici e costretti a passare un cupo Natale di guerra, vengono citati anche lupi e cavalli, utili al trasporto del materiale. Interessantissimo, in particolar modo, è un rapporto intitolato “H…”. Montanelli, occultando volutamente il nome del paesino da lui visitato, a 100 km da Helsinki, si reca in una stramba ma efficiente scuola militare. Non è una scuola normale: in fila due per due gli scodinzolanti soldati attendono il pasto dinanzi al calderone con la gavetta a padellino fra i denti. Si tratta ovviamente di cani e come dice il giornalista: “ecco uno dei tanti aspetti della guerra totalitaria di Finlandia: anche i cani sono stati mobilitati e chiamati alle armi. Ed è giusto che sia così; è giusto che nel momento del pericolo i cani paghino il loro tributo a un paese in cui hanno goduto di tanti privilegi. I cani di H… sono tutti lupi, tutti giovani e tutti maschi…” Lo stuzzicante articolo si sofferma lungamente sulle varie tappe disciplinari tipiche della giornata di un soldato-lupo. E poi si passa all’azione. “Questa truppa serve a due cose: al collegamento e al traino. Il plotone veniva assegnato alla grande unità con l’accompagnamento di un certo numero di “maestri dei cani”. I maestri si spostano nei vari reparti. Quando a questi reparti c’è da mandare un ordine, se ne incarica il cane, tutto felice di andare a raggiungere il suo maestro. La sua strabiliante corsa nella neve sotto il tiro nemico è sensazionale per rapidità e senso di autoprotezione. Ogni solco, ogni roccia, ogni tronco d’albero è sfruttato a perfezione. Il cane corre a testa alta e con l’occhio fisso dinanzi a sé senza lasciarsi distrarre da nessun richiamo. Secondo la statistica meticolosamente tenuta dal maggiore, dall’inizio della guerra ad oggi, su 625 cani impiegati, 36 sono morti sul campo di battaglia. Il collegamento è la mansione di questa truppa finché è giovane. Salvo casi eccezionali, compiuto il quinto anno, il cane cessa delle sue funzioni di collegamento e passa al traino. Ciò segna in genere una grave crisi nella vita intima del quadrupede, che avverte in questo passaggio una decadenza simile a quella di un tenore che diventa corista. I cani da tiro sono malinconici…”. Altre poche righe poi sono dedicate alla conclusione di questo brillante scritto giornalistico.

E tornando a noi, qualche tempo dopo la lettura di questo brano mi imbattei casualmente in questa immagine e così decisi di renderla la foto del mio profilo Whatsapp, onorando il ricordo di questi coraggiosi e leali “soldati”.

 

di Lilio Testa,

corrispondente da Caserta.

 

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