Maria Claudia
Oggi il cielo sta alle nuvole
Come la mia mente sta a te.
Seduto al tavolo nella grande sala,
Scrivendo, come Ernest diceva,
La prima frase vera.
Il resto vien da sé.
Questa finestra sul balcone
Intrappola un gocciolio di fili
Che si schierano a formare
I begli occhi tuoi gentili.
Ed oltre questa finestra,
Ed oltre quella piazza,
Si scorge il tuo palazzo, che, cereo,
Rinasce col tuo balcon dorato.
Dalla tua porta socchiusa
Colgo il nulla quasi:
Il buio ingoia tutto,
Fuorché il fuoco del camino.
Gli zampilli ignei
-Di atomi vermigli-
Si staccano, saltano,
Si spengono.
Tale è la mia speranza,
Che dal perir si affranca,
Grazie alla voglia matta
Di stringerti fra le mie braccia;
Senza che voli via,
Come se fossi aria,
In desolati luoghi
Dove la vita ti consoli.
A chi?
A Maria Claudia
Tinta dai colori della primavera:
Le camelie spirano sotto il glicine,
Petali sepolti nell’iride celato,
Una carezza ammaliante;
Ha scoccato il mio cuore,
Sacro pulsante dei sensi
Rapiti dal passo della sua bellezza
Timida, onesta: sfiora come brezza
Da Apollo e Venere cagionata,
Dal mare azzurro scintillante
Specchio dei suoi occhi ridenti
Sentinelle di quei tulipani rossi
Simboli di chi, forte, sente
L’emozione dilettevole
Che eleva gli uomini
E ferma il vento dei tempi;
Fonte d’acqua altre volte;
Cattura in tutte le sue sfumature,
A mo’ di crepuscoli della sera
In balìa della quieta atmosfera.
A Maria Claudia:
Lei soffia sulla volta stellata,
Lasciando danzare le indefinite stelle
Come lacrime sul mio viso uggioso
Mosso dal suo fascino struggente;
Lei è l’anima di questa poesia
Che s’illude di aver delineato
Quel luminoso contorno
Dell’emblema più fulgido.