Che Cos’è il Rugby e Perchè ci Piace

Di Giulio Marchetti

Se vi dicono che il rugby è una sana attività sportiva che insegna la lealtà, il rispetto dell’avversario e delle regole, che sottolinea il valore e la importanza della squadra e l’apporto di ciascuno dei giocatori, vi hanno offerto una semplificazione, decisamente al ribasso, di qualcosa che è sicuramente molto di più.  Tutti coloro che hanno, sia pur per breve periodo, giocato a questo magnifico sport, possono testimoniare che è una pratica che va ben oltre quella sportiva. Non insegna infatti solo il gesto tecnico infonde il coraggio per metterlo in pratica. Prendiamo per esempio il placcaggio: gettarsi cioè tra le gambe dell’avversario che porta avanti il pallone onde arrestarne la corsa. Detta così sembrerebbe operazione simile al tackle calcistico ma che, a ben vedere, presuppone tecnica corretta e coraggio di esecuzione.  Raccogliere una palla dall’alto mentre avverti l’avanzare degli avversari nella tua direzione pretende, oltre alle abilità di piazzamento e di posizionamento degli arti, una calma glaciale ed ancora una volta il coraggio di impedire che la palla rotoli verso la tua linea di meta. Prendete gli uomini di prima linea. Ingaggiano le mischie alternando le loro teste con quelle degli avversari. Si fronteggiano ad un metro di distanza ed al segnale dell’arbitro entrano in duro contatto di spinta con gli uomini della prima linea avversaria. Si sono legati tra loro prima dell’impatto ma, ancora una volta, al di là della tecnica e delle regole che rendono l’azione totalmente sicura per i giocatori, serve il coraggio di lanciarsi e spingere indietro l’avversario per conquistare il pallone. Correre al massimo della velocità tra le linee avversarie cercando di eludere le difese richiede  destrezza e rapidità del gesto ma anche coraggio di sua esecuzione. Attirare su di sé l’avversario onde liberare il compagno esponendosi al duro placcaggio dei difensori è azione impavida ripetuta più volte dai giocatori in ogni partita sui campi da rugby.

Altro aspetto che questa disciplina sportiva insegna è il sostegno al compagno: da soli non si va da nessuna parte! Ma cosa c’è alla base del sostegno se non l’amore per il proprio compagno di squadra. Nessuno può essere lasciato solo! Allora anche la più improvvida iniziativa del tuo compagno va decisamente sostenuta anche se ha contravvenuto al piano di gioco preparato prima della partita. Altro aspetto che si nota assistendo ad una partita di rugby: si incoraggia il compagno anche, e soprattutto, quando sbaglia.   L’errore può capitare, l’importante è cercare di evitarlo per il futuro e comunque è inutile e controproducente avvilire il proprio compagno che di certo non voleva sbagliare.

Si impara poi, praticando questo sport,  a non arrendersi mai! Anche se sei molto sotto nel punteggio nulla è definito fino al fischio finale. Anche se hai subito molte mete cerca di metterne a segno anche tu e se non ci riesci impegnati a fare in modo che l’avversario non segni ancora!!!

Non esagero se affermo che alla base di questo sport c’è l’amore per la propria squadra, per il compagno, per l’allenatore e per tutti i componenti della compagine ed, addirittura, per gli avversari! Non esagero : mi insegnarono ad essere grato ai ragazzi della squadra avversaria che  alzatisi presto la mattina,  presa la merenda preparata dalla loro mamma si erano messi in viaggio permettendoci di giocare una partita di rugby. Ovviamente l’amore ed il rispetto per l’avversario non va frainteso : proprio perché ho la massima considerazione e l’assoluto rispetto del mio avversario farò di tutto per rendergli difficile la vita e mi impegnerò al massimo per segnare quanti più punti possibili! Nessuna partita di rugby prevede il “pietismo”( che a volte qualche genitore pretenderebbe a fronte della superiorità della squadra avversaria) proprio perché ogni avversario merita  il massimo impegno ed anche le sconfitte più dure determinano esperienze, conoscenze e stimoli a migliorarsi per chi le subisce.

La squadra di rugby poi è quasi magica si assiste, a ben vedere, nella stragrande maggioranza dei casi, siano esse squadre d’elite oppure delle serie minori, ad un fenomeno per così dire olistico : l’insieme è decisamente superiore alla somma delle sue individualità.  Fenomeno che determina di conseguenza anche il miglioramento dei singoli. Ogni componente di una squadra di rugby, che per qualsiasi ragione si trova a doverla abbandonare, la lascia essendo progredito motoriamente , tecnicamente e caratterialmente. Tanti allenatori delle squadre di rugby hanno capito che il loro compito non è trasformare in campioni dei ragazzi che, a volte, non hanno i presupposti per diventare atleti di primo piano, ma di tirare fuori il meglio da loro: adempiono alla loro missione  riuscendo a contribuire a quei miglioramenti che li accompagneranno nella vita futura.

Posso ancora testimoniare del benefico effetto che l’emulazione produce negli spogliatoi di una squadra di rugby: sono cresciuto con un ritornello nelle orecchie: “ oggi si è laureato Massimo”, “ieri Valerio ha consegnato la tesi”, “ Peppe ha preso 110 e lode”.  Ovviamente non tutti i miei compagni si sono laureati ma, posso garantire, che sono tutti stati, nella vita, all’altezza dell’impegno che profusero in campo.

Ogni giocatore sa poi, una volta appese le scarpette al chiodo, che si porterà, nel prosieguo della sua vita, un tesoro inestimabile : l’amicizia perenne di tutti i suoi compagni di squadra il cui affetto l’accompagnerà per il futuro ed una speciale assicurazione che, in alcuni frangenti, potrà giovargli in eventuali traversie che il fato vorrà riservargli.

Certo il lettore di questa breve nota penserà che le dette osservazioni  sono scritte da qualcuno profondamente innamorato di questo sport e non sbaglierebbe, tuttavia , se solo si avvicinasse ad un campo da rugby potrebbe concludere che, quanto sopra, è la pura verità.

Foto Prese da: Amatori Napoli Rugby 

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