…Ovvero il Rugby dei Giovanissimi

Di Rodolfo Antonelli

Minirugby? Per qualcuno non è “vero” rugby. Evidentemente non sa di cosa parla.

3-4 allenamenti a settimana, un weekend si e uno no in trasferta. Sveglia alle 5,00, alle 6,00 o alle 7,00 se va bene. Maciniamo chilometri in bus, van o treno. Campi con fondo morbido in terra, erba o duri come l’asfalto. Spogliatoi, docce, terzi tempi tutti degni di questo nome. Mete, placcaggi, “in avanti”, fuorigioco, calci, drop; quel qualcuno mi dica perché non è vero rugby! Spesso siamo i più bassi, i più leggeri, ma mai un passo indietro, il più grosso dei nostri è come il giocatore medio degli avversari; mai un cedimento, li abituiamo e si abituano fin da subito a subire questo piccolo svantaggio. Coraggio da vendere. Per i loro genitori sono bambini, per noi giovani atleti. Stanchi? Ti rispondono quasi sempre no. C’è da aiutare squadre avversarie? Alzano tutti la mano, sempre a sostegno.

Ti emozionano sempre. Ti insegnano sempre qualcosa di nuovo. Hanno i loro tempi, occorre pazienza e aspettarli; noi ne abbiamo i genitori un po’ meno. Hanno i loro momenti no e si devono avere pretese da adulti, basta veicolare questi momenti, usarli per la loro crescita. Crescono sempre come individui e come gruppo, ogni passo che fanno, anche i passi all’indietro sono utili.

Si divertono impegnandosi al loro massimo ed è quello che ora ci serve. Vincono e perdono tocca a noi ricordagli sempre che noi non perdiamo mai, vinciamo o impariamo.

 

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