“Un Uomo Per Bene.”
Di Lilio Testa.
Ieri, 20 Maggio 2024, a piazza del Popolo (Roma), una gran folla ha iniziato a riempire ogni spazio, fino all’inverosimile, formando quasi un tutt’uno, per ricordare e onorare, come un grande cuore pulsante, Franco Di Mare, spentosi il 17 di questo mese. Giornalista illuminato della scuola napoletana, inizia a far carriera nel quotidiano l’Unità come cronista giudiziario e le cose vanno talmente bene che poi viene trasferito presso la sede centrale dello stesso a Roma, divenendo inviato speciale e capo redattore. Così entra in Rai (redazione esteri del TG2) e dopo aver ottenuto la qualifica necessaria, parte alla volta dei Balcani, dell’Africa e dell’America centrale, insaziabile di informazione e verità politica. A ridosso degli anni 2000, si sposta al TG1, stando a contatto ravvicinato con popoli e nazioni dilaniati dalla guerra e comprendendo a fondo quella realtà in virtù del suo essere, anzitutto, di cuore partenopeo. Proprio questi viaggi lavorativi, tanto affascinanti quanto pericolosi, gli sono costati la vita: essendo continuamente esposto all’amianto, che le bombe continuamente dissolvevano su quegli immondi teatri di guerra, è stato duramente affetto da un mesotelioma che lo ha portato al decesso all’età di 68 anni. Molte sono state le persone che lo hanno omaggiato e commemorato con parole di grande affetto, e con un fondo di infinita tristezza. Commoventi sono state le parole, pronunciate sotto la cupola della chiesa degli Artisti, della figlia Stella, la cui storia è stata raccontata più volte dal padre: era una bambina assai piccola che venne salvata dalle bombe della guerra in Bosnia nel 1992. Ma Franco decise di compiere un ulteriore passo, quello di adottarla. “Il Dna che mi hai lasciato non è biologico ma emotivo. È personale ed è fatto di film che vedevamo insieme. È fatto delle storie scritte e lette bene. È fatto della cucina. Io cucino malissimo in confronto a lui, ma un po’ mi ha insegnato” pronuncia la ragazza. Quello che traspare è più un profondo rapporto umano che un semplice, talvolta inconsistente, amore padre-figlia. E da qui prendono le mosse i più sinceri e lusinghieri ringraziamenti: “Grazie per la fiducia incondizionata che avevi in me. I miei limiti me li hai sempre spostati in avanti, anche quando io mi incazzavo parecchio. Ma poi avevi ragione tu. Sapevi che potevo arrivare più in là. E io le tracce di tutto questo ce le avrò dentro” conclude.